DIDATTICA A DISTANZA: COSA NE PENSANO GLI STUDENTI?

La trasformazione della scuola

Il 6 marzo 2020, a causa del continuo aggravarsi della crisi sanitaria dovuta pandemia di Covid-19 in Italia, per la prima volta gli studenti del nostro Paese hanno fatto lezione in una modalità completamente nuova: la didattica a distanza.

Nata come provvedimento temporaneo all’impossibilità di recarsi a scuola o in università, all’inizio si pensava che la DAD avrebbe avuto breve vita e che si sarebbe tornati alla modalità tradizionale nel giro di poche settimane. Tuttavia, ad un anno preciso dallo scoppio della pandemia in Italia, la situazione scolastica, così come quella sanitaria, non è significativamente cambiata. Così quel rimedio temporaneo che doveva essere la DAD compie un anno in questo periodo: un lungo anno pieno di sacrifici, fatiche, ma anche di piccole gioie e grandi traguardi per molti: c’è chi durante quest’anno si è diplomato, chi si è laureato e chi ha iniziato nuovi percorsi di studio, tutto rigorosamente a distanza.

Il questionario

Ma cosa ne pensano gli studenti della didattica a distanza? Quali sono le conseguenze di questa modalità di istruzione che è improvvisamente piombata nella vita dei giovani? Per cercare di scoprirlo, ho costruito un breve questionario volto ad indagare svariati aspetti della DAD e della vita degli studenti: dalle opinioni sulla gestione della didattica e delle attività pratiche, alle ripercussioni sulla vita sociale, sul rapporto con la vita accademica e sul proprio rendimento.

Il questionario è composto da 25 domande: gran parte di esse sono a scelta multipla, altre (facoltative) richiedono invece la scrittura di un breve paragrafo per motivare un’altra risposta data precedentemente.

(Per vedere le domande del questionario, clicca qui. Il format è ancora compilabile, ma la ricerca è conclusa ed eventuali risposte non incideranno sui dati illustrati in questo articolo)

Il questionario è stato somministrato a 1255 soggetti, suddivisi per percorso di studio.
Le categorie sono “Studenti Universitari” e “Studenti Superiori”: gli studenti delle scuole medie sono stati esclusi dall’analisi dei dati a causa della carenza di soggetti. Un’ulteriore suddivisione è stata fatta sul campione “Studenti Universitari”, inizialmente divisi per corso di laurea (triennale o magistrale), ma le differenze fra i due gruppi non si sono rivelate significative: nell’analisi finale dunque i due gruppi sono stati riuniti.

Gli impatti della DAD sul rendimento scolastico e sul rapporto con lo studio

Prima di approfondire le informazioni ottenute dal questionario riguardo ai pregi e soprattutto ai difetti della DAD lamentati dagli studenti, posiamo un rapido sguardo su quelle che fino ad ora sono state le implicazioni della didattica a distanza su rendimento scolastico e sul rapporto con lo studio degli studenti italiani da quando essa è entrata in vigore.

I dati delle due categorie di studenti sono molto simili: per la metà degli studenti la DAD non ha avuto alcuna ripercussione sul proprio rendimento scolastico; una piccola differenza fra i due gruppi è apprezzabile nell’ambito del miglioramento o peggioramento del rendimento, con gli universitari che accusano un calo in misura leggermente maggiore rispetto agli studenti superiori. 

Per quanto riguarda il rapporto con lo studio sono invece il 65% circa del totale degli intervistati a ritenere che questo sia peggiorato: da questo punto di vista, la DAD avrebbe portato demotivazione e un calo della voglia di studiare.

La gestione delle didattica a distanza: cosa ne pensano gli studenti?

Come tutte le novità, anche la DAD presenta i suoi pregi e i suoi difetti nella gestione da parte di istituti e atenei.

Avere un perfetto funzionamento per una modalità di insegnamento totalmente nuova (e soprattutto provvisoria) sarebbe decisamente pretenzioso ma, a distanza di un anno dal suo varo, qual è l’opinione degli studenti nei confronti della gestione dell’istruzione a distanza da parte degli istituti che frequentano?

Da questi grafici emerge una prima differenza fra i due gruppi: il 72.9% degli studenti universitari ritiene che la DAD sia ben gestita nell’ateneo di appartenenza. La percentuale di studenti soddisfatti scende a 58.6% per le scuole superiori.

Le scuole secondarie di secondo grado sembrano essere meno adatte alla modalità didattica a distanza:

  1. A differenza di quanto avviene nelle università, nelle scuole superiori tutte le lezioni si svolgono in diretta e non vengono registrate.
    L’obbligatorietà delle frequenza impone infatti questo metodo di organizzazione, che risulta senza dubbio più scomodo rispetto a quello adottato dalla maggior parte degli atenei. In molti di questi ultimi infatti tutte le lezioni, che siano in diretta o meno, vengono registrate e caricate sulla piattaforma dell’ateneo, dove rimangono disponibili per la consultazione per tutto l’anno accademico. 
    Questa differenza è cruciale per una valutazione globale della didattica a distanza, che risulta inevitabilmente più comoda per gli studenti universitari. 
  2. Nelle scuole superiori il rapporto docente-studente è più intimo e stretto rispetto a  quanto avviene nelle università. 
    Il ristretto numero di studenti in aula permette una relazione più diretta con gli insegnanti, la quale per di più è un requisito implicito di un’educazione superiore: questi sono gli anni in cui si impara a relazionarsi con gli adulti. Con la DAD tutto ciò viene meno, limitando di fatto l’esperienza formativa degli studenti.
  3. Gli strumenti che gli istituti superiori possono mettere a disposizione dei professori sono spesso insufficienti o inadeguati.
    Nelle università, per ragioni di fondi e di organizzazione, molti professori hanno un ufficio internamente all’ateneo, da cui possono usufruire di una connessione Wi-Fi veloce di uno spazio privato. Nelle scuole superiori invece molti professori non hanno a disposizione una connessione ad internet adeguata. A quanto emerge da alcune risposte, molte aule non hanno lavagne interattive e computer, costringendo i professori ad usare i propri mezzi che non sempre sono adeguati allo svolgimento delle lezioni. 

Sebbene questi problemi sembrano rivelarsi più pervasivi nelle scuole superiori, ciò non significa che le università ne siano immuni. Come si può notare nei grafici in basso della slide soprastante, complessivamente quasi 9 studenti su 10 ritengono che la DAD potrebbe essere gestita in modo migliore. 

Inoltre, se posta a confronto con la didattica tradizionale, la qualità dell’istruzione in modalità DAD è peggiore rispetto a quella della didattica tradizionale per il 73.6% degli studenti superiori e per il 66.4% degli studenti universitari:

La domanda aperta che chiedeva di motivare le precedenti risposte, che non era obbligatoriamente compilabile, ha avuto un’elevatissima partecipazione, segnale del forte interesse degli studenti a far sentire la propria voce su questa tematica.

I problemi della DAD: cosa è emerso dalle risposte degli studenti.

Per comodità le risposte ricevute sono state riassunte in punti che illustrano i concetti cardine espressi dagli intervistati.
Non notando una particolare divergenza di opinioni da parte degli studenti universitari e quelli superiori se non per alcuni dei punti, le risposte sono state riorganizzate in modo da separare i due gruppi fra loro soltanto laddove tale divergenza è emersa.


I PROBLEMI TECNICI: dalla connessione ad internet alla mancanza di dispositivi

I problemi di connessione

Uno dei motivi più citati come responsabili del peggioramento della qualità dell’istruzione è, ancora una volta, la non disponibilità di mezzi adeguati per affrontare la DAD e le ripercussioni di connessioni ad internet non sufficientemente potenti

Uno dei problemi di disponibilità  più diffusi è quello che riguarda la connessione ad internet: secondo i dati ISTAT del 2019 in Italia il 25% delle famiglie non ha accesso alla banda larga. I fastidi che ne conseguono sono diventati, nell’ultimo anno, dei veri e propri problemi difficilmente superabili per migliaia di studenti. È importante sottolineare che oltre all’impossibilità di seguire le lezioni in modo adeguato, i problemi con la connessione hanno spesso causato ritardi nella carriera accademica di molti studenti, soprattutto universitari. Una connessione instabile durante un esame finisce sovente per invalidare l’intera prova dello studente, costretto a ripresentarsi all’appello successivo.

Lezioni spesso interrotte per disturbi alla linea, audio di cattiva qualità e impossibilità di connettersi e di frequentare le attività didattiche sono i principali fastidi che gli studenti hanno dovuto affrontare nell’ultimo anno. Essendo la frequenza obbligatoria nelle scuole superiori, alcuni studenti hanno denunciato di aver accumulato un’elevata quantità di giorni di assenza proprio a causa della cattiva connessione ad internet e, di conseguenza, ripercussioni negative sul voto di condotta finale.

La mancanza di dispositivi personali

Un altro punto dolente è la disponibilità di dispositivi personali: come evidenziato nei grafici sottostanti, uno studente su tre ha dovuto acquistare nuovi dispositivi per poter continuare a studiare.

Per tamponare queste problematiche, molti istituti e atenei hanno provveduto ad adottare soluzioni a favore dei propri studenti.

Abbiamo già parlato nel nostro blog degli strumenti forniti dall’Università degli Studi di Milano Bicocca, che ha reso disponibile a tutti i propri studenti un router Wi-Fi con scheda telefonica annessa che consente di connettersi al WEB ovunque ci si trovi.

Il nostro ateneo non è stato l’unico ad aiutare i propri studenti: 

“la scuola che frequento si è adoperata per annullare il gap tra la didattica in presenza e la dad attraverso l’uso e l’acquisto di strumenti che ci permettono di svolgere le lezioni in tranquillità”

Gli aiuti arrivano anche dal governo: nel decreto ministeriale firmato dall’ex Ministro dell’istruzione Lucia Azzolina (Ministro dell’Istruzione sino a febbraio 2021) per l’attuazione di quanto previsto dal decreto CuraItalia, degli 85 milioni di euro stanziati, 10 potranno essere utilizzati dalle istituzioni scolastiche per favorire l’utilizzo di piattaforme e-learning, per dotarsi di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza o per potenziare quelli già in loro possesso. Altri 70 milioni saranno utilizzabili per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso gratuito, dispositivi digitali per la fruizione della didattica a distanza.

Nonostante ciò, dai dati raccolti emerge che la maggior parte degli studenti superiori e universitari non abbia usufruito delle sovvenzioni messe a disposizione:

Questo particolare dato è molto interessante: nonostante circa uno studente su tre abbia affermato di aver dovuto fare acquisti per fronteggiare la DAD, solo il 6% degli studenti superiori e il 16% degli universitari ha utilizzato gli aiuti messi a disposizione delle istituzioni. La spiegazione potrebbe celarsi nella tardiva messa a disposizione delle sovvenzioni: molte sono arrivate infatti a settembre 2020, circa 7 mesi dopo l’inizio dell’emergenza sanitaria e dell’adozione della DAD come metodo di istruzione alternativo. 

LE DIFFICOLTA’ DELL’AMBIENTE DOMESTICO:
le distrazioni, la mancanza di una routine e il conflitto scuola-famiglia

Un altro problema comune a quasi tutti i soggetti sono le distrazioni.

Secondo le risposte raccolte, per la maggior parte degli studenti le distrazioni in modalità DAD sono pressoché inevitabili. L’ambiente domestico e l’assenza di un’autorità presente molto spesso incentivano i ragazzi a non concentrarsi durante l’orario scolastico e a passare le ore di lezione a fare altro. L’atmosfera di lavoro e concentrazione che si ha di solito in aula non riesce ad essere riprodotta in casa, dove l’ambiente tende invece ad impigrire. La possibilità di svegliarsi cinque minuti prima del suono della campanella e di fare lezione in pigiama è infatti contemporaneamente uno dei pregi e dei difetti più grandi della didattica a distanza: viene a mancare una routine con cui gli studenti hanno convissuto per tutta la vita che, seppur stancante, permettono ogni giorno di cambiare aria e vivere nuove esperienze.

Ho passato 3 anni di triennale a prendere treni, cambiare le aule, pranzare in quindici minuti, uscire di casa all’alba e tornare al tramonto. Sembra un inferno, ma è la vita universitaria a cui sono abituata e a cui spero di tornare quanto prima. Il contatto diretto con i professori, il caffè alle macchinette, l’aperitivo post lezione… sono tutte cose che in DAD non sono potute avvenire.


“…in DAD non c’è quell’atmosfera di lavoro che c’è in classe, non c’è il risveglio classico che avviene vestendosi e uscendo di casa e c’è il rischio di rimanere molto assonnati durante la lezione.”

La fusione dell’ambiente famigliare e quello scolastico

Per tutti gli studenti la scuola o l’università diventano delle aree della propria vita separate dalla famiglia, in cui esprimere sé stessi e staccare dall’ambiente famigliare. Non è infatti insolito sentirsi stretti nell’ambiente di casa e, specialmente durante l’adolescenza, la scuola può diventare una bolla dove prendere una boccata d’aria. Nell’ultimo anno questa divisione è però scomparsa e scuola e casa si sono fusi in un unico ambiente. Sebbene questo possa portare numerose comodità, , gli effetti psicologici di questa fusione possono essere molto severi. La monotonia e la “reclusione” nel medesimo ambiente dalla mattina alla sera portano inevitabilmente a dei cali della motivazione e a difficoltà psicologiche che, per le persone particolarmente sensibili, possono sfociare in veri e propri problemi di depressione

È anche molto importante ricordare delle possibili interferenze dell’ambiente familiare con quello scolastico:

“Molti ragazzi hanno problemi in casa, e molte volte non è possibile ascoltare tranquillamente la lezione.”

Questo particolare punto è stato sottolineato, oltre che dai partecipanti al sondaggio, anche da alcuni docenti che hanno affermato che talvolta la famiglia invade gli spazi scolastici degli alunni, con genitori che assistono di nascosto alle interrogazioni dei figli (violando i regolamenti) e si intromettono nelle questioni che riguardano alunni e docenti durante gli orari scolastici.

L’INCRINARISI DEL RAPPORTO DOCENTE-STUDENTE 

Su questa precisa tematica il gruppo di soggetti delle scuole superiori e quello degli universitari hanno mostrato alcune differenze, dovute alla sostanziale differenza del rapporto fra i docenti e gli studenti nei due differenti ambienti (quello liceale e quello universitario). 

Superiori  
La totale assenza di un rapporto personale fra gli insegnanti e gli studenti è probabilmente la più grave delle conseguenze della DAD per quanto riguarda le scuole superiori. Spesso definito come “unilaterale”, il rapporto umano con i professori sembra essersi incrinato in maniera molto severa durante l’ultimo anno. L’impossibilità di una relazione umana faccia a faccia ha, secondo i ragazzi, annullato ogni forma di empatia dei docenti nei confronti degli studenti, che si sentono incompresi, sovraccaricati e accusati in qualche modo di essere responsabili della situazione.

Università  
Il rapporto docente-studente in ambito universitario è meno intimo di quello che si presenta nelle scuole superiori. Per questo motivo, le opinioni degli studenti universitari divergono in parte da quelle dei colleghi più giovani: se alcuni lamentano la mancanza di un confronto diretto con il professore in aula, per altri questa interazione è resa più facile dalla DAD. Talvolta infatti può risultare difficile intervenire durante una lezione in presenza, sia per il gran numero di studenti di cui sono composte le classi universitarie che per fattori di ansia sociale. Da questo punto di vista, le lezioni online (quando vengono trasmesse in diretta) permettono a tutti i partecipanti di interagire comodamente con il docente aprendo il microfono. Per questo motivo, una parte degli studenti universitari ritiene molto comoda la DAD sotto questo punto di vista.

L’ASSENZA DI RAPPORTI SOCIALI

La DAD (e la pandemia in generale) hanno sicuramente colpito in modo molto duro i rapporti sociali di tutti, ma in particolar modo sono gli studenti ad aver risentito del distanziamento sociale. Nel grafico successivo, si può osservare l’importanza che gli studenti hanno dato alla componente sociale all’interno di un percorso di studi

“Non c’è il rapporto sociale, cosa fondamentale per ogni percorso di studi a parer mio”

LA GESTIONE DELLE ATTIVITA’ PRATICHE

Molti istituti e atenei prevedono all’interno del percorso di studi lo svolgimento di diverse attività pratiche: dai laboratori scientifici a quelli artistici, alle esperienze sul campo per quanto riguarda le scuole professionali fino allo svolgimento di lavori di gruppo per lo sviluppo di progetti universitari. La gestione di queste attività è probabilmente la più complessa da affrontare a distanza e il rischio è quello che una parte fondamentale del percorso di studi venga sacrificata.

Il 50% circa di entrambi i gruppi ha affermato che il proprio corso di studi prevede attività pratiche.

Dividendo le risposte degli universitari da quelle degli studenti superiori, si può notare che le nella gestione di queste attività emergono alcune differenze tra i due gruppi. Queste sono infatti state completamente soppresse “solo” per il 24.3% degli studenti universitari, ma per ben il 40.1% degli studenti superiori. Ciò significa che quasi la metà di questi studenti non ha avuto alcun accesso alle attività laboratoriali previste dal loro piano di studi. Per il 60.4% degli universitari le attività pratiche sono state invece sostituite da lezioni a distanza, cosa avvenuta per solo il 38% circa degli studenti superiori.

Resta tuttavia da indagare l’efficacia della DAD per quanto riguarda le attività pratiche: quale sarà la qualità dell’istruzione in questi particolari ambiti? Ecco alcune opinioni scritte dai soggetti:

La didattica a distanza all’ Accademia di Belle Arti NON DEVE ESSERCI (per lo meno per tutte le materia pratiche). I ragazzi spesso non hanno spazi dove lavorare nelle loro case e sovraccaricati di lavoro. È un tipo di didattica molto superficiale per noi. Per di più, sono richieste delle foto in alta definizione dei tuo lavori (pittorici grafici e scultorei) per gli esami, ma non tutti hanno una fotocamera adatta per scattare le foto. Ci vengono richieste cose che sono date per scontate, ma per chi non le ha mai affrontate sono difficili. In quest’ottica puoi essere anche il più bravo del mondo, ma se non hai le foto buone e non sai impaginare bene e graficamente corrette le tue prove di esame rischi di prendere un voto negativo che in presenza non avresti preso.

“Un aspetto negativo della DAD riguarda la diminuzione del numero di ore dedicate alle attività pratiche. Nell’ultimo anno sono stata una sola volta in un laboratorio, le restanti lezioni sono state fatte con video registrati”

La qualità per quanto riguarda le “lezioni frontali” è pressoché uguale, mentre per i laboratori no. Seguire un laboratorio pratico a distanza distrugge tutta l’esperienza.

Da queste e altre risposte raccolte si evince come la maggior parte degli studenti non sia soddisfatto dalla sostituzione delle attività pratiche con lezioni frontali svolte a distanza.

L’insostituibilità delle lezioni pratiche riguarda moltissimi percorsi di studi: le Accademie di Belle Arti e di moda, ma anche gli indirizzi scientifici in cui sono richieste ore di esercitazioni in aula o laboratori (si pensi, ad esempio, alle facoltà di chimica, fisica e biologia). Un ruolo ancora più importante è svolto da queste attività nelle scuole superiori professionali, dove si formano meccanici, elettrotecnici, cuochi o pasticceri. Sul totale, solo un quinto degli intervistati ha affermato di aver partecipato a delle attività pratiche svolte in presenza: di conseguenza, circa l’80% degli studenti non ha ricevuto una formazione pratica durante l’ultimo anno.

DIDATTICA A DISTANZA ED ESAMI: per un universitario su due gli esami a distanza sono più stressanti rispetto a quelli in presenza

Se per le lezioni la DAD ha comportato alcune scomodità, per esami e verifiche le conseguenze sono state ben peggiori.

L’impossibilità di controllare eventuali comportamenti scorretti durante gli esami ha portato all’adozione di svariati strumenti e tecniche di monitoraggio a distanza degli studenti.

Da un anno a questa parte infatti gli studenti universitari sono costretti a sostenere i propri esami a distanza, seguendo delle regole molto rigide e spesso ritenute assurde. Nella maggior parte degli atenei gli esami sono monitorati per tutta la loro durata da appositi software e lo studente deve necessariamente tenere webcam e microfono accesi; in molti casi è richiesto anche un secondo dispositivo che inquadra lo studente da una prospettiva laterale.

Nonostante questi accorgimenti siano considerati necessari per evitare imbrogli, portano con sé numerosissimi difetti e difficoltà.

Prima di tutto viene (di nuovo) il problema della connessione ad internet: se instabile può causare il blocco dell’esame che spesso si traduce nel doverlo ripetere all’appello successivo.
Lo stesso discorso vale per i problemi tecnici, responsabili di forti ritardi, ma soprattutto di un grande stress da parte dello studente. Non è facile, per molti, sostenere un esame con due telecamere puntate addosso e con la paura che un problema tecnico possa vanificare tutti gli sforzi fatti per prepararsi. Inoltre, per adattare gli esami alla nuova modalità, spesso la struttura degli stessi è stata cambiata rispetto agli anni precedenti:

“Spesso le regole d’esame sono state ingiustamente cambiate anche in casi in cui non era necessario: ad esempio, esami orali sono stati trasformati in quiz a crocette più parte scritta”

La situazione cambia per le scuole superiori, dove la maggior parte degli istituti non utilizza alcun software di controllo e i docenti devono controllare personalmente la regolarità di interrogazioni e verifiche. Questo si è spesso tradotto in fantasiose e fastidiose tecniche per impedire agli studenti di sbirciare gli appunti, come le famose interrogazioni fatte da bendati, ma in generale gli studenti superiori sembrano trovare meno stressante fare le interrogazioni da casa rispetto agli universitari, come emerge dai dati mostrati nel seguente grafico

Da questi grafici emerge la più grande differenza nelle risposte fra i due gruppi: il 43.9% degli studenti superiori ritiene che le verifiche della conoscenza a distanza siano meno stressanti rispetto a quelli in presenza, il 46.7% degli universitari afferma invece il contrario. 

La ragione di questa divergenza è probabilmente la differenza nella rigidità dei controlli durante le prove nelle università e nelle scuole superiori, ma anche dal peso che un esame universitario ha sulla carriera accademica, differente da quello di un’interrogazione. 

I LATI POSITIVI

In questo lungo approfondimento sull’opinione degli studenti sono emersi moltissimi problemi a proposito della didattica a distanza.

Non avrebbe avuto senso immaginare il contrario: la DAD è, dopotutto, una modalità di insegnamento nuova e del tutto provvisoria, adottata per far fronte ad un momento storico in cui le cose che prima erano date per scontate non lo sono più.
Come tutti i provvedimenti presi in situazioni di emergenza, la didattica a distanza ha limiti e scomodità, dovute al fatto che, in sostanza, non è che un’appendice del distanziamento sociale: una limitazione.

Ciò non significa che essa sia priva di pregi. Nonostante tutti i problemi, le limitazioni e i difetti, la maggioranza degli studenti pensa che la DAD sia comoda:

Lo stacco fra i due gruppi è circa del 10% e dalle risposte aperte scritte per motivare questa valutazione, emerge che questa divergenza è probabilmente dovuta alla già citata differenza nella gestione delle lezioni fra atenei e istituti superiori.

La maggiore disponibilità del materiale didattico e delle lezioni

Gli studenti universitari trovano infatti la DAD comoda in quanto le lezioni sono perennemente disponibili: se non si riesce a seguire la lezione in diretta o se non si ha ben capito un argomento, si può rivedere la registrazione che rimane sempre disponibile sulla piattaforma e-learning del proprio corso. In questo modo anche gli studenti lavoratori possono rimanere al passo con le lezioni e tutti possono organizzare al meglio il proprio tempo.

Lo stesso discorso, come già detto, non vale per le scuole superiori dove tutte le lezioni sono in diretta e, nella maggior parte degli istituti, non vengono registrate.

Il risparmio di tempo e denaro

Gli studenti che abitano lontano dalla città in cui studiano, grazie alla DAD, non devono spendere soldi in abbonamenti ai mezzi pubblici e, per quanto riguarda gli universitari, nell’affitto di un appartamento.

Un risparmio ancora più grande riguarda il tempo: seguire le lezioni da casa permette di risparmiare tutto il tempo che solitamente si passa sui mezzi. Se per alcuni sono sufficienti pochi minuti per arrivare a scuola o in università, molti altri devono passare fino a svariate ore su treni e autobus. Per questi ultimi, la DAD ha portato enormi benefici per quanto riguarda il tempo disponibile.

Conclusioni

Da questo sondaggio sono emerse alcune delle molte difficoltà incontrate dagli studenti nell’anno trascorso in didattica a distanza. Nonostante alcune differenze fra le risposte dei liceali e quelle degli universitari, l’opinione generale nei confronti della DAD è quella di un rimedio provvisorio alla situazione attuale che non potrà mai sostituire la didattica in presenza. Il contatto umano con amici, colleghi e docenti, la routine quotidiana con tutte quelle piccole e piacevoli azioni che alleggeriscono la giornata e l’ambiente accademico sono parti integranti di ogni percorso di studi e, se mancanti, lasciano un vuoto incolmabile.

Complessivamente, la maggior parte degli studenti da una valutazione abbastanza positiva della propria esperienza con la DAD, :

Tuttavia, solo una piccola parte degli studenti dichiara che essa potrebbe sostituire la didattica in presenza.

Un buon compromesso sembra poter essere, una volta finita l’emergenza, quello di accostare la didattica a distanza a quella tradizionale: in questo modo gli evidenti difetti della DAD verrebbero colmati dalle lezioni in presenza, mentre i suoi pregi verrebbero conservati. Con l’abitudine di registrare le lezioni il materiale rimarrebbe sempre disponibile online, permettendo anche alle persone che non possono recarsi in aula di rimanere sempre al passo con gli altri.

Per il momento però la miglior strada che si può imboccare è quella del miglioramento: richiedere più sovvenzioni per scuole e università, in modo da garantire a tutti gli studenti un completo accesso allo studio, rendere più interattive le lezioni e adattare il piano di studi alla DAD sono alcuni dei consigli degli studenti per migliorare l’insegnamento a distanza.

Ultimo e importantissimo punto da toccare è la salute mentale: scuole e università hanno il dovere di fornire il servizio di counseling e supporto psicologico, sia agli studenti che ai docenti che, soprattutto in questo momento, possono incontrare grosse difficoltà legate all’isolamento sociale e alla motivazione.

Ringraziamenti

Per concludere, voglio dire grazie a tutte le studentesse e gli studenti che hanno risposto al questionario.

Un ringraziamento speciale va a Maria Francesca Duilio, che ha scritto e girato un piccolo spot per pubblicizzare questo questionario: senza il suo aiuto questo lavoro non avrebbe raggiunto un numero così elevato di partecipanti, essenziale per rendere i risultati rappresentativi.

DIDATTICA A DISTANZA: COSA NE PENSANO GLI STUDENTI?
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